A nord della cittadina di Sant’Antioco si trova il Tofet, un santuario fenicio – punico frequentato a partire dall’VIII sec. a.C. e fino al I sec. a.C.
Il termine "Tofet" designava nella Bibbia una località ubicata presso Gerusalemme in cui si riteneva venisse praticato il sacrificio dei bambini.
In seguito il temine è passato a designare tutte le aree sacre dei centri urbani fenicio-punici destinate alla deposizione delle urne cinerarie contenenti i resti di bambini, posti in questo luogo per essere affidati alla protezione degli dei.
La località conosciuta come “Sa guardia de is pingiadas” (la guardia delle pentole) si presenta come un’altura rocciosa coperta di macchia mediterranea con anfratti naturali e un’antica fortificazione costruita sulla parte alta.
Sulla roccia naturale o sul terreno venivano deposte le urne contenenti le ceneri di bambini mai nati o deceduti prematuramente, i quali venivano cremati e spesso erano accompagnati da un’offerta funeraria, specialmente agnelli e volatili anch’essi incinerati.
Il tofet costituiva un’area sacra e funeraria dedicata a coloro che non possedevano ancora un’identità sociale definita e pertanto venivano riconsegnati alla divinità poiché bisognosi di particolari protezioni e rituali.
In una fase avanzata della vita del santuario iniziarono ad essere deposti, accanto alle urne le stele, esse rappresentavano il ringraziamento dei genitori del piccolo defunto alla divinità. Le iscrizioni, sovente incise nella pietra, ci indicano le due divinità titolari del tempio, la dea Tanit e il dio Baal Hammon.
L'effettiva presenza all'interno delle urne di resti di bambini ha fatto ritenere per molto tempo attendibile l'ipotesi che il tofet fosse un luogo destinato alla pratica del sacrifico umano, in particolare al sacrificio dei figli primogeniti maschi delle famiglie nobili poi "passati per il fuoco".
In realtà sembra assai più veritiera l'ipotesi che vede nel tofet un luogo destinato alla deposizione dei resti di bambini e bambine (come testimoniano chiaramente alcune iscrizioni votive incise sulle stele) nati morti (in alcuni casi si tratta di feti) o deceduti nei primissimi anni di vita per cause naturali.