La grande necropoli di Sant’Antioco è uno specchio della vita e della floridezza della città punica di Sulky tra il VI. e il III sec. a.C. Sono più di 50 le tombe sotterranee scavate nel settore di Is Pirixeddus, una piccola porzione della grande necropoli che doveva coprire una superficie di circa 10 ettari.
Le camere ipogee, alle quali si accedeva attraverso un corridoio scalinato, accoglievano numerose salme, forse i membri di una medesima famiglia, inumate entro bare di legno, spesso dipinte di rosso o decorate con figure umane intagliate in rilievo.
L’impianto funerario rimase in uso anche durante il periodo romano: tombe alla cappuccina, tombe ad incinerazione o semplici fosse terragne costellavano la collina che dall’Acropoli raggiungeva, verso ovest, l’antico centro abitato.
Le iscrizioni funerarie latine, oggi in buona parte visibili nel Museo Archeologico “Ferruccio Barreca”, rappresentano la memoria vivente dei cittadini della città romana di Sulci.
Durante le fasi tardoantiche, nel IV e V sec. d.C., le antiche tombe puniche furono adattate alle nuove necessità della comunità cristiana, che elaborò delle vaste catacombe con arcosoli finemente decorati, ancora visibili all’interno delle tombe musealizzate.